ISTRUZIONI PRATICHE PER LA REALIZZAZIONE DEI SOGNI
E’ domenica mattina e siamo frementi! Dopo tanti anni di “che dici ci proviamo?” e “mah, magari domani..” finalmente oggi vedremo e vivremo Tripiti. Per noi sarà davvero una conquista e ci prepariamo a questo nel migliore dei modi con una lauta colazione. Tutta questa scoperta è resa possibile dalla nostra amica, che ci tratta e ci vizia come fossimo i suoi cuccioli curiosi, che ha capito perfettamente l’amore che ci batte dentro e che ha deciso di regalarci il suo giorno di relax per passare insieme una domenica wild! E credetemi, per noi il tempo trascorso insieme è davvero la cosa che più ci rende felici.
Partiamo chiacchierando del più e del meno, poi parliamo di questa magnifica terra, dei suoi molti pro e dei suoi pochi ma innegabili contro, perché puoi vedere tutto ammantato d’oro se sei un viaggiatore o un turista, ma se ci vivi la storia può essere ben diversa (discorso applicabile ad ogni zona di tutto l’universo mondo conosciuto). Arriviamo a Vassiliki e ci stupiamo tutti e tre di trovare la strada asfaltata di fresco, ma veramente di fresco. Per fortuna solo fino all’imbocco della vera strada per Tripiti che ci accoglie sterrata e polverosa come l’abbiamo tante volte vista in foto e video, la nostra documentazione su questa zona è abbastanza precisa (da leggere maniacale) perché sappiamo che è un percorso non per tutti, soprattutto non per tutte le auto.
La nostra biondissima ed esperta driver ha un mezzo decisamente adeguato e con un mezzo sorriso inizia la discesa, si balla ma non troppo fino a quello che scopriamo essere un allevamento di polli che segna il confine tra la terra che è sfruttata dagli uomini e lo spazio che è in mano alla natura, colonizzato da capre, grifoni…insomma, dopo le prime curve ti senti proprio piccolo piccolo e insulso. Tutto quello che c’è è modellato dal tempo e dal vento, e nelle rocce imponenti dell’Asterousia si possono leggere storie geologiche millenarie. Quando si arriva ad una sorta di belvedere e tra la nuda roccia, barriera a qualsiasi cosa, barriera alla vista, e si apre laggiù in fondo il blu del mar Libico disteso a perdita d’occhio non si può fare altro che rimanere senza parole.
Ci fermiamo un attimo, scendiamo dall’auto e ci perdiamo, un’altra volta, l’ennesima…ormai sono diventata una sorta di puzzle, ho pezzetti sparsi in giro, mi scompongo e mi compongo ad ogni esperienza, ad ogni viaggio, e sempre in maniera diversa e sempre lasciando in giro qualche tessera. Se qualcuno di voi ne trovasse una, non se la porti via, devo tornare a riprenderla. E poi, arriviamo al Canyon! E qui veramente ci addentriamo nel ventre di Creta, perché siamo su una stradina con tutte le sue rocce intorno e sopra la testa! E’ una sensazione incredibile, veramente potente, che si amplifica e poi si scioglie quando si vede il sole tornare a splendere al di là delle rocce. E qui, ormai in fondo alla discesa, è nascosta nella pietra e custodita la chiesa di Panagia Tripiti, scavata nell’anima dell’Asterousia, ma con un pavimento che sembra ossidiana levigata per il lavoro dei tanti piedi passati a rendere grazie o ad affidare un pensiero. Dentro c’è un profumo completamente diverso di quello a noi conosciuto di cera e polvere che caratterizza le chiese a Creta, anche la più piccola e dimenticata.
Qui c’è un mistico profumo di pietra umida e un sentore leggero di incenso e olio. Usciamo di nuovo nel sole di mezzogiorno e notiamo un certo affollamento attorno alla “nostra” auto…caprette curiose ci stanno chiedendo un passaggio, ma non abbiamo posto per tutte. Ricordatevi che se vi raccontano che le capre salgono sui tetti delle auto per brucare i rami più in alto non vi stanno affabulando con leggende metropolitane (o agresti in questo caso, più calzante), lo fanno davvero! Sono tanto carine e simpatiche, ma hanno gli zoccoli!! Dopo questo momento mistico ci accingiamo a riprendere una strada più “terrena” e parcheggiamo sotto una enorme tamerice, poco più avanti inizia la grigia spiaggia di Tripiti e poco più avanti ancora, non c’è null’altro che mare, perfetto, calmo, di un blu profondo con tocchi smeraldini. Il mare della costa sud è lo stesso, ma non avrà mai lo stesso identico colore in due punti diversi. E’ ora di pranzo, la taverna alle nostre spalle ci invia profumini invitanti portati dal vento, ma l’invito a un bagno è troppo forte, in un attimo ci tuffiamo, aspettandoci una morsa fredda e salata, invece la temperatura è semplicemente perfetta, e in attimo siamo immersi, già a pochi metri dalla riva non si tocca e ci facciamo una bella nuotata di gruppo (tre, noi tre, in tutta la baia).
In quindici minuti siamo asciutti, ed è arrivata l’ora di un buon pranzo. Non dobbiamo nemmeno ordinare, chi mi conosce bene sa cosa mi piace e cosa mi fa sognare, quindi arriva a tavola ogni ben di Dio, ma soprattutto una porzione di Kritharaki (che sia chiaro, non dividerò con nessuno!), e poi stifado, pollo in umido, insalata greca e fasolakia…tutto ottimo, la signora Giorgia ha davvero le mani d’oro. Frutta per concludere, e che frutta. Anguria e melone, classicissimi, ma devo dire che mai ne ho assaggiati di più dolci e maturi. Una conclusione perfetta di un pranzo perfetto. E il pomeriggio non potrà che essere ancor più pefetto. Siamo soli, insieme a una coppia poco più in là e ad un’altra che passeggia sulla spiaggia. Provo a fare un pisolino post prandiale ma è tutto così bello che cammino avanti e indietro per tutta la baia, sola, con i piedi in acqua. Sola, tutta quella meraviglia è solo e soltanto mia in quel momento. E sarà così anche per il nostro bagno pomeridiano, nessun altro in acqua, solo noi, che nuotiamo e giochiamo come delfini, ridendo nello stesso modo.
Sono felice, spensierata e leggera come non mi accadeva da tempo e come riesco ad essere solo qui. Il momento di tornare verso “la civiltà” arriva presto, ma non troppo presto, ho goduto di questa giornata come se fosse durata una intera settimana, e mentre ci arrampichiamo sulla via del ritorno siamo abbracciati e inondati dalla calda luce che precede quella del tramonto, che bagna tutto di oro colato e che scalda ogni piccolo recesso di natura selvaggia (e anche il mio spirito, non tralasciando nemmeno la più piccola parte ombrosa). Il viaggio di ritorno passa veloce, la mia sensazione è che sia sempre più corto di quello di andata. Torniamo a casa dove ci attende un concentrato di amore scodinzolante, e una cenetta a base di Dakos. Domani mattina si cambia “base” e ho quella sensazione un po’ triste di strappo che collima con la fine di un viaggio. Ma so che sarà solo un arrivederci questa volta, perchè i giorni che abbiamo davanti sono ancora tantissimi.
Ora, permettetemi di dare qualche “consiglio” a chi vorrebbe vedere Tripiti: se non avete un’amica super speciale come la nostra, dovete assolutamente avere una macchina idonea, e con pneumatici idonei. Quindi le piccole utilitarie classe a che generalmente si affittano (panda, i10, micra…) non vanno bene, questo sterrato è decisamente impegnativo come fondo, e ha pendenze molto significative. Affittate, magari solo per quel giorno un 4×4 dal fondo alto. Se non avete un minimo di preparazione per strade sterrate e di montagna o soffrite nella guida in luoghi esposti, cambiate programma, ma non desistete, perché ho scoperto che sono organizzate escursioni in giornata con autista che vi porta e riporta in totale sicurezza.
Ed ecco che è possibile fare tutto, anche quello che crediamo fuori portata, con una buona dose di organizzazione. Unico neo di questo posto da sogno, le tante roulotte lasciate in pianta stabile alle spalle della spiaggia e i tanti mozziconi nella sabbia. Se siete viaggiatori e fumatori, non lasciate mai nulla di vostro in giro, e a voi, miei adorati cretesi, dico che avete sotto i piedi e nelle vene uno dei luoghi più belli al mondo, vi prego, trattatelo un pochino meglio!