LA BELLA APTERA VESTITA DI MAGGIO

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Non possiamo crederci nemmeno noi, ma è il 20 maggio e siamo appena atterrati sul suolo cretese. Il viaggio è stato così, così, l’atterraggio un po’ turbolento, girando e rigirando sopra Creta. Sono terrorizzata dalle turbolenze ma non posso fare a meno di incollare il naso al finestrino per vedere dall’alto la meraviglia di Balos, Falassarna, Elafonissi e poi giù fino a Paleochora prima di tuffarmi in nuvole che sembrano panna montata. Finalmente atterriamo, scendiamo dall’aereo con il vento di Creta che ci accoglie, insieme a qualche goccia di pioggia e con i suoi profumi che per noi sono “casa”. In un attimo siamo sulla nostra piccola macchina bianca e felici come bimbi partiamo. Per noi è tutto così familiare, così accogliente, che nonostante i nuvoloni che danno alla baia di Souda un aspetto violaceo e apocalittico siamo davvero felici come bambini.

Questa sera conosceremo finalmente due persone (che si riveleranno meravigliose e che legheranno per sempre il ricordo di Creta a maggio al sorriso con il quale ci hanno accolti) con le quali abbiamo scambiato nei mesi scorsi tanti pareri e tanti progetti. Ma prima, un piccolo sogno per me, una novità assoluta nonostante questa zona sia una di quelle che abbiamo maggiormente battuto…Aptera!

IL SITO ARCHEOLOGICO DI APTERA

Ed eccoci arrivati, in un ampio parcheggio sterrato che ha quel profumo incredibile di terra umida ed erbe, che solo in questa zona ritrovo così prepotente e inebriante. Dopo una brevissima passeggiata eccoci con il nostro biglietto di ingresso in mano. Siamo pochissimi e nonostante la pioggia imminente non riesco a muovere le gambe…quello che vedo è troppo bello: gli antichi resti, la natura fiorita, il giallo dell’erba tagliata e stesa a terra, e giù fino a Souda, con il suo mare plumbeo dove si specchia il cielo imbronciato.

La storia

Aptera adesso è vestita di romanità, ma i Romani sono stati gli ultimi abitanti, quelli che ci hanno lasciato il maggior numero di testimonianze. Le radici di Aptera si perdono nella storia, qualcuno la vuole fondata da Ptera, giunto a Creta da Delfi, ma la mia interpretazione preferita è quella che vede il luogo dove sarebbe sorta la città come quello che ospitò una contesa musicale fra le Muse e le Sirene. Le Muse ottennero il trionfo, le Sirene decisamente scontente della sconfitta si strapparono le ali e si gettarono in mare (le due piccole isole bianche nel golfo di Souda sarebbero proprio le Sirene trasformate in pietra). Aptera terminerà la sua fortuna come città nel VII sec d.C., a causa di un terremoto.

Raccontare tutta la sua storia dal periodo classico (di cui rimangono resti di mura) fino a quello bizantino sarebbe davvero infattibile in poche righe. Quello che si vede e si intuisce ancora perfettamente è la grandezza delle strutture che ancora sono visibili, immerse nella natura in una posizione ideale per dominare il territorio.

Il sito

Così ci immergiamo completamente nel passato, attraversando il cortile dell’ex monastero dedicato ad Agios Ioannis con la piccola chiesa stracolma di fiori fuori che circondano il suo sagrato, e poi piano piano, sotto le prime gocce di pioggia ci incamminiamo verso i resti delle terme, dove le absidi rimangono perfettamente conservate, fino ad arrivare alle cisterne per la raccolta dell’acqua. Qui credo di aver veramente sgranato gli occhi, sono enormi! E in questo momento sono state scelte come rifugio da tantissimi uccelli che ci regalano un concerto amplificato mentre, come noi, si riparano dalla pioggia.

E poi su, fino al teatro, dove mi sono commossa, sotto le ultime gocce di pioggia e in mezzo agli ulivi, con i noccioli dell’anno passato che scrocchiavano sotto le scarpe, dove lo spazio era tutto nostro e dove suoni e profumi erano amplificati. Da lì si torna verso l’ingresso e si prosegue poi per la parte meno “monumentale”, dove in mezzo all’erba si possono vedere i resti di una villa romana con il suo peristillio ancora perfettamente intuibile.

Il tempio dorico non lo abbiamo trovato, era custodito dalle alte erbe cretesi, steso a riposare in attesa del nostro prossimo passaggio…sì, perché due ore in questo luogo non mi sono bastate e so che tornerò con più tempo e meno stanchezza addosso per vederla di nuovo, la bella Aptera delle Muse e delle Sirene, che ora sonnacchia in attesa di essere “vista”, e guarda imperturbabile la baia di Souda e le sue piccole bianche isole.

Torniamo verso il parcheggio pieni zeppi di tante emozioni, e lungo il percorso, fra un intrico incredibile di vegetazione, ecco che incontriamo la prima amica belante di questo viaggio. Con un po’ di attenzione scopriamo che non è sola, ma che è la più curiosa di un piccolo gregge che se ne sta ritroso a farsi gli affari propri, disturbato da noi che cerchiamo in ogni modo di avvicinare e di farci amica la sua mascotte. Creta è una terra piena di magia, mi fa pensare all’infinito, all’eternità del cosmo, all’uroboro che inghiotte la sua coda, perché nel momento stesso che una esperienza ha fine ne inizia immediatamente una nuova, ugualmente sorprendente.

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