GIORNO 4 – Già durante la notte avevamo avuto il sentore di un bel rialzo delle temperature, e la mattina non tradisce le nostre supposizioni. Fa caldissimo e oltre a questo si è alzato un Meltemi che si fa decisamente sentire. Facciamo colazione in compagnia del vento che fa danzare le foglie di ulivo fischiandoci attraverso. Solo lui rende il caldo sopportabile anche se la spiaggia di Krinakria ci attende.
GIORNO 3 – Anche stamattina il sole bussa alla nostra porta e le cicale ci danno la sveglia. Nemmeno il tempo di aprire gli occhi e abbiamo già addosso gli occhiali da sole…
Xerocampos è inondata di luce e noi con lei. Cosa faremo oggi?
Il nostro secondo giorno a Creta ha inizio con la sveglia più dolce: il canto di mille cicale nascoste fra gli ulivi. Mentre facciamo colazione sulla nostra terrazza ombreggiata ci chiediamo cosa ci piacerebbe fare durante la giornata. Il mar Libico è lì che ci chiama, così perfettamente azzurro, il sole ci invita ammiccate con l’intenzione di scottarci un po’ le spalle…cedere a queste lusinghe sarebbe fin troppo semplice, così decidiamo per il piano b: abbandonare le certezze e la pigrizia del conosciuto per cercare qualcosa di nuovo.
Prendiamo la nostra mitica Pandina e puntiamo risoluti in direzione Kato Zakros, che per noi nuovo non è, ma che ogni volta che percorriamo quella discesa verso il mare tra rocce assolate e terra bruciata ci incendia il cuore. Le coltivazioni hanno un verde talmente brillante da fare quasi a pugni con l’erba gialla e e secca dalla quale sorgono, viti e ulivi perfettamente ordinati creano un paesaggio quasi geometrico , ma basta una curva per ritrovarci nel brullore più assoluto e assolato, dove solo il timo e i falchi la fanno da padrone. Scendiamo piano verso il mare, la baia incantevole di Kato Zakros sussurra un “benvenuti!” che solo noi riusciamo a sentire. Parcheggiamo sorridenti e cerchiamo una taverna: la mia attenzione è rapita dal menù su una lavagna…Okra!! Amato mio vegetale, tenero e saporito, quanto ti ho bramato!! Non mi interessa altro, mi infilo lì, mi siedo a un tavolino e guardo il mare in pace con il mondo. Il pranzo si presta ad aneddoti divertenti e scherzi fra noi, battute e tanti “ma ti ricordi l’altra volta?”
Con una sostanziosa dose di rakì in corpo ci apprestiamo a tornare sui nostri passi, verso Zakros. E qui, nella nostra amata piazzetta, guadagniamo il tavolino del Kafeneio e ci facciamo il nostro “frapè me gala”, portato al tavolo accompagnato da acqua fresca e biscottini alla cannella e sesamo. Qui all’ombra osserviamo curiosi la vita di paese, i pickup che passano veloci o a passo d’uomo diretti verso orti e coltivazioni, le donne che fanno spesa, gli anziani che si ritrovano a chiacchierare all’ombra e che passando ci rivolgono uno “yassas!” anche se non sanno chi siamo, anche se gli abbiamo probabilmente occupato il posto, anche se probabilmente stiamo turbando in qualche modo la calma del posto. Rimaniamo seduti quasi un’ora a guardare il lento scorrere delle vite di Zakros, colpiti come sempre dalla tranquillità di questo luogo, che ci avvolge e ci fa sentire immediatamente radicati sull’asfalto ombreggiato. E qui arriva il lampo di genio: andiamo a vedere le sorgenti e i mulini!! Sono anni che ci riproponevamo di dedicare qualche ora a questa passeggiata, ma mai come oggi la giornata si presenta ideale.
Si parte proprio dal paese e si sale un sentiero lastricato che passa fra vecchio e nuovo, fra case bianche e altre ormai tornate al cemento scabro e alla pietra a vista. Passiamo vicino all’antico forno, ai mulini ad acqua, e poi su, fino ad intersecare il sentiero E4 e alle vicine sorgenti. Ci fermiamo pochi minuti all’ombra fresca della chiesa, costruita nel 1954, entriamo e come sempre ci colpisce il profumo che aleggia nell’aria, quel dolce misto di incenso, polvere e cera d’api, il profumo che alla mia mente porta immediatamente l’idea del misticismo, della fede e che custodisce e protegge le preghiere e la devozione di chi non conosceremo mai, ma che comunque si sente nell’aria. Usciamo sotto il sole battente e ci immergiamo in una natura preponderante e avvolgente, enormi alberi di fico si fanno belli al sole e rilasciamo un profumo inebriante, quasi stordente, dolce e penetrante che riempie prima le narici e poi entra in circolo sotto pelle, tanto da farti sentire quasi parte di quel luogo, e non solo qualcuno che ci cammina sopra.
I fichi fanno a gara con gli oleandri per prendersi il sentiero, ma sono costretti a condividere lo spazio con rovi, platani, edera, cardi, cipressi, quercioli…un tripudio di verde pulsante, un intrico che crea un abbraccio intraspecie e che ci sorprende. Lo scabro Lassithi in questo angolo è un ribollire di sfumature di verde, un intricato rompicapo di foglie, un distillato di profumi che fa perdere il senso del tempo. Arriviamo alle fonti, acqua splendente e limpidissima gorgoglia piano dalla roccia. Qui camminiamo fra le libellule che volteggiano come una piccola flottiglia aerea intorno a noi, disturbate dai nostri passi, infastidite dalla nostra curiosità. Sono piccole e verdi, più grandi e blu cangiante, enormi e marroni. Siamo attorniati da uno sciame ronzante, accompagnato dal canto di poche cicale che garantiscono un canto in perfetta armonia con il gorgoglio dell’acqua. Dalle sorgenti scendiamo piano piano di nuovo verso valle, passando attraverso costruzioni ottocentesche, chiuse e abbandonate ma accoglienti e trasudanti di vita passata, che ricordano incredibilmente i piccoli villaggi della favole di quando eravamo bambini. non è così difficile immaginare una yiayia dalla gonna nera con un fazzoletto in testa seduta all’ombra delle viti persa nei suoi pensieri. Tornare al mondo “moderno” è quasi uno strappo alla schiena, ci accllimatiamo seduti su una panchina di pietra bevendo a piccoli sorsi e guardando il percorso a ritroso.
Al calar del sole torniamo verso Xerocampos, per riabbracciare il mondo di acqua salata, ma portandoci appresso il profumo di acqua dolce in una perfetta coesistenza di queste due anime cretesi. La notte scende veloce e dopo una cena in taverna, ci spingiamo fino alla spiaggia di Mazida Ammos, per farci baciare dalla argentea luce lunare, che rende il mare una tranquilla distesa di liquido metallo, brillante sotto i raggi cari alla notte.
GIORNO 1 – L’alba è ancora lontana, ma nella piccola Anafi la sveglia suona presto, mancano pochi minuti alle 4 ed ecco che ci apprestiamo a caricare tutto nella nostra Pandina che lasceremo al porto, per salire poi sulla nostra amata traghettona. In perfetto orario la Prevelis compare dal nulla sul mare, quasi fosse invisibile fino a pochi secondi prima e dopo l’attracco in un attimo siamo già sul ponte più alto…